Parlando di scaffalature industriali, argomento di questo sito, disquisire teoricamente delle possibili tecniche di progettazione antisismica è un problema che non si pone, visto che nella pratica non si usano mai approcci diversi da quello della resistenza al sisma.
Abbiamo pensato di farvi accenno quando, nei giorni successivi al terremoto del 2012 in Emilia-Romagna, erano circolate diverse teorie.
Riferendoci al nostro territorio, la Regione Emilia-Romagna si è pronunciata chiaramente nel 2018, indicando le norme tecniche di riferimento per la
verifica strutturale antisismica delle scaffalature, che è obbligatoria.
Tali norme tecniche sono specifiche per le scaffalature quando queste sono di altezza inferiore a 14 metri, e si basano sulla resistenza al sisma.
Parlando in generale di costruzioni, la progettazione antisismica può essere fatta secondo due criteri.
Il più diffuso è quello di progettare le strutture in maniera che rimangano rigide sotto le sollecitazioni dinamiche del terremoto.
L'altro è quello di abbattere l'energia della scossa sismica, assecondando gli spostamenti del terreno in modo elastico, ad esempio con isolatori alla base che rendano indipendente la costruzione dal piano sul quale appoggia.
Del primo tipo di approccio alla progettazione antisismica si ha parecchia esperienza, è l'approccio tradizionale in ambito civile e industriale, compreso l'ambito delle scaffalature per magazzino.
Il secondo sistema è poco diffuso in ambito civile (un esempio ne sono le nuove case dell'Aquila), e non ha applicazione nel mondo delle scaffalature industriali.
Perciò: soppalchi, scaffalature portapallets, drive-in, scaffali per archivio,
se dichiarati antisismici a norma di legge, sono progettati e costruiti secondo il criterio della resistenza al sisma e devono rispondere a specifiche normative. Sono quindi strutture dotate di irrigidimenti e dimensionate in modo tale da rispondere ai carichi dinamici, oltre a quelli statici del normale uso quotidiano.